Giornata della Terra al liceo scientifico di Pistoia

Data

Anche quest’anno, Orizzonte Green ha organizzato un evento ricco di spunti di riflessione nell’aula magna del Liceo Scientifico “Amedeo Di Savoia ” di Pistoia, al quale hanno preso parte numerosi studenti delle classi del triennio, accompagnati dai loro docenti. La sessione di incontri è stata introdotta dal preside Prof. Paolo Biagioli, e dalla moderatrice Vanessa Ciotoli Giuntini.

Gli interventi dei relatori hanno suscitato dibattiti interessanti sui temi più disparati. Quali sono sfide dell’oggi in termini di sostenibilità? Si possono effettuare misurazioni di inquinamento con metodi “casalinghi”? Il luogo in cui siamo nati può davvero influenzare la nostra vita? Quanto è grave l’agonia delle più grandi riserve di ghiaccio del Pianeta Terra?

Sfide e prospettive per l’Umanità di oggi – Ing. Marco Bresci

Con una carrellata intensissima, il Presidente dell’associazione Orizzonte Green Ing. Marco Bresci, nonché primo relatore della giornata, ha portato all’attenzione le grandi sfide che ci aspettano nei prossimi anni, alla luce delle molte crisi che si stanno abbattendo simultaneamente – perché collegate tra loro – sulle nostre vite. Crisi climatica, ambientale, sociale, economica: durante l’intervento è diventato sempre più chiaro come la vera svolta sarà possibile quando si compirà la cosiddetta transizione culturale.

Un tema ricorrente è stato quello dell’insostenibilità delle guerre, spesso frutto di contrapposizioni ideologiche e/o causate dal limitato accesso a risorse chiave. Con troppa facilità i confronti, che possono anche iniziare in maniera molto rispettosa, evolvono in conflitti aperti, e l’idea rivoluzionaria di unità nella diversità fatica a prendere il sopravvento come unica soluzione possibile per le numerose controversie internazionali che infiammano il nostro tempo.

La pace come diritto ha condotto al concetto di “Costituzione della Terra”, di cui abbiamo parlato anche in precedenti post. Durante il dibattito, gli studenti hanno evidenziato come troppo spesso le generazioni adulte si esprimono in modalità che lasciano pensare che tutte le responsabilità gravino esclusivamente sulle nuove generazioni. Il relatore ha colto la provocazione, sottolineando che chi, tra gli adulti, va affermando che “è colpa dei giovani”, ha chiaramente optato per la strada della deresponsabilizzazione, che negli ultimi decenni si è insinuata, con la complicità delle istituzioni, in tutte le classi sociali delle maggiori realtà economiche, mantenendo di fatto un malsano status quo.

Misurazioni di inquinamento fai-da-te – Dott. Mario Menichella

Il secondo intervento è stato più interattivo: il dott. Mario Menichella ha mostrato una serie di strumenti facilmente reperibili o addirittura realizzati amatorialmente, con i quali è possibile misurare alcuni “inquinanti” che caratterizzato le nostre vite frenetiche. Partendo dagli inquinanti più familiari, come alcuni gas e il particolato atmosferico, siamo giunti fino alle radiazioni derivanti dalle banane, e anche ai meno noti campi elettromagnetici della telefonia 5G. Il relatore ha voluto, in maniera provocatoria, invitare allo spirito investigativo spontaneo e alla voglia di mettere in discussione alcune scelte in campo tecnologico, che con grande fermento ci apprestiamo ad adottare senza aver valutato approfonditamente quali potrebbero essere gli effetti negativi sulla salute.

Dalla platea è emersa la perplessità di come si possa conciliare l’importanza dei progressi tecnologici come quelli per diffondere Internet su larga scala e l’irrinunciabile tutela della salute dei cittadini. Il relatore ha evidenziato che le tecnologie che evitino l’uso di intensi campi elettromagnetici esistono già. Nello specifico, la tecnologia di punta è la fibra ottica. Gli unici dispositivi per cui non si può rinunciare all’uso dei campi elettromagnetici sono i satelliti.

La moderatrice ha interrogato il relatore chiedendo maggiori dettagli sul “caso della banana”: è più pericolosa la radioattività intrinseca del frutto o tutta la chimica coinvolta nella coltivazione dello stesso (dai fertilizzanti ai pesticidi)? Il dibattito che ne è seguito ha evidenziato che l’aspetto più inquietante nel caso della banana è il viaggio: la frutta esotica spesso viene da luoghi che distano migliaia di chilometri dal consumatore finale, e pertanto il vero problema è la chimica coinvolta durante la fase di trasporto. I cittadini dovrebbero interrogarsi con più serietà circa le risorse energetiche e materiali che sono state impiegate per permettere loro di procurarsi beni e servizi, evitando quelli che hanno un’alta “impronta ecologica”. A questo proposito, si segnala l’applicazione No Thanks, grazie alla quale è possibile avere informazioni circa la “bontà” di un prodotto dal punto di vista etico e ambientale.

Il paesaggio dei sensi: geografia ed emozioni – Prof.ssa Roberta Carboni

Il penultimo intervento si è ricollegato perfettamente al discorso del “viaggio della banana”: la Prof.ssa Roberta Carboni ha introdotto il concetto di “geografia emozionale”. Recenti studi hanno infatti evidenziato come il luogo che ci ha dato i natali sia di fondamentale importanza per determinare quello che è il nostro percorso di vita. Durante questo intervento è stato introdotto un concetto che potrebbe essere sintetizzato con la locuzione “accidente della nascita”. Sostanzialmente, si può serenamente affermare che alcuni sono più fortunati di altri ad essere nati in un posto piuttosto che in un altro, perché è come se ne avessero ricevuto un “imprinting” che li ha favoriti nel loro percorso di vita.

Questo “imprinting” si manifesta come un bagaglio di sensazioni intense, provenienti dai principali sensi (pare che l’olfatto sia uno dei più potenti), che si forma principalmente durante l’infanzia e ci accompagna per il resto della vita. Quando queste sensazioni si ripresentano, anche a distanza di anni, sono in grado di risvegliare in noi una serie di emozioni che ci rimandano alla nostra infanzia. Questo fenomeno è stato descritto in numerosissime manifestazioni letterarie (poesie, canzoni, romanzi, ma anche quadri e sculture), e il lettore sicuramente potrà rammentare numerose occasioni in cui ha fatto esperienza di qualcosa di simile.

La relatrice ha ricollegato il tema della “geografia emozionale” al trauma della perdita della casa natale, che è vissuto quasi come un lutto. Questo fenomeno sta attualmente colpendo innumerevoli palestinesi, le cui case stanno venendo spazzate via dai raid dell’esercito israeliano, ma colpiscono anche coloro che perdono la casa a causa di violenti fenomeni naturali, coloro che sono costretti ad abbandonare il loro paese perché perseguitati, o coloro che subiscono un esproprio per la realizzazione di opere infrastrutturali, tanto che a questi ultimi si garantisce un indennizzo come forma di riparazione.

Con la sua relazione, la Prof.ssa Carboni ci ha fatto scoprire la bellezza dello studio della cosiddetta “geografia umana”, una disciplina che si sta avviando verso un rapido sviluppo.

Pianeta Terra: un mondo da salvare – Luca Bracali

L’ultimo intervento ci ha fatto saltare dalla geografia emozionale alla geografia climatica. Luca Bracali, dopo la proiezione del suo video documentario sui cambiamenti climatici, ha commentato alcuni dei suoi scatti più belli e drammatici. Il ghiaccio è stato il protagonista morente di questa carrellata di fotografie, che hanno rivelato il dramma che si sta consumando in tutto il mondo: dai ghiacciai alpini, al manto ghiacciato di Groenlandia e Antartide, fino alla banchisa artica, tutte queste masse di ghiaccio si stanno fondendo a una velocità impressionante. Come già evidenziato nel primo intervento della giornata, gli effetti a cascata di questo fenomeno sono molteplici: da quelli climatici, come il rilascio del metano intrappolato nel permafrost con conseguente aumento dell’effetto serra, fino a quelli ecologici, come l’estinzione di specie a rischio, quale l’orso polare.

La moderatrice ha chiesto al relatore come quest’ultimo compensasse le emissioni che derivano dai suoi numerosi viaggi in aereo. Il relatore ha riconosciuto il contrasto tra la sensibilizzazione che cerca di promuovere con i suoi scatti e le emissioni che è costretto ad accettare per poter documentare quello che succede nel mondo. Tuttavia, ha segnalato che cerca di compensare le sue emissioni di viaggio grazie a una donazione periodica a Treedom, una piattaforma che si occupa di piantare alberi in diverse parti del mondo.

Il dibattito che è seguito ha toccato numerosi aspetti: dal ruolo delle economie emergenti (tra cui i cosiddetti BRICS) alla difficoltà di coinvolgere le istituzioni. Un aspetto su cui si è cercato di porre l’accento è stato quello delle scale temporali: un “ritornello” dei negazionisti climatici è che il clima è sempre cambiato nel corso della storia del Pianeta Terra. A questi scettici bisogna rispondere che non conta il cambiamento, ma la velocità con cui esso si verifica, perché se essa supera la velocità di adattamento della vita, allora il rischio è alto (si suggerisce la lettura del saggio “Tempi storici, tempi biologici” di Enzo Tiezzi. Nello specifico, le tendenze che stiamo osservando negli ultimi decenni sono velocissime, e niente è stato osservato prima nella storia del clima terrestre da quando è comparsa la vita sulla terra, eccezion fatta per l’evento che ha causato l’estinzione dei dinosauri circa 65 milioni di anni fa. Ma in quel caso, l’origine del cambiamento fu l’impatto di un meteorite sulla Terra, e in una simile occasione i cambiamenti rapidi sono ammissibili (ma hanno pur sempre causato un’estinzione di massa). In sostanza, quello che la nostra specie sta conducendo è un enorme esperimento climatico, che pur essendo ancora lontano dall’essere repentino come l’impatto di un meteorite, sta tuttavia battendo un numero esorbitante di record, e sta spingendo la Terra verso la sesta estinzione di massa.

 

Simone Potenti

More
articles